L’Albos Club di Rosario Malapena è un elegante stabilimento balneare con ristorante a Fregene, che offre una buona cucina di mare con vista.
Leggi le recensioni del ristorante Da Rosario all’Albos Club di Fregene:
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La buona notizia è che a Fregene si mangia bene. La cattiva è che questo vale per circa 9 mesi su 12. Perché d’inverno Rosario Malapena, uno dei protagonisti della svolta gourmet della “spiaggia di Roma” (anni fa nota per le ville Vip e gli aperitivi al tramonto più che per la caratura enogastronomica), spende gran parte delle sue vacanze in giro per ristoranti, a imparare, capire e carpire, oltre che a godersela un po’.
Pescatore di razza, buongustaio curioso ed “esperto”, cuoco capace e appassionato, Rosario conduce da diversi anni l’Albos Club, una candida palafitta sul mare che in stagione contempla pure la tavola calda più easy inserita nello stabilimento (dall’estate scorsa gestito in collaborazione con Oscar Farinetti). Le ambizioni c’erano sin dall’inizio, la piazza non era delle più semplici da espugnare, ma un lavoro di cesello serio, umile e pragmatico ha dato i suoi frutti. E che frutti.
Lasciatevi il Villaggio dei Pescatori alle spalle, guidate ancora un paio di minuti sul lungomare di Levante e siete arrivati. Dopo il salottino-anticamera per fumatori e caffè, ecco la sala calda e soffusa con la veranda sulle onde, il pavimento a listoni bianchi che scricchiola, i tavoli a giusta distanza. Cena a due o appuntamento tra amici che sia, siete in un luogo passepartout, dove ogni occasione trova la propria cornice di giusto relax – “cerco di offrire ciò che voglio trovare io da cliente” usa ripetere il patron. Menu e carta dei vini sono scritti a penna: il primo è a variazione quotidiana (dipende dal pescato reperito al mattino), la seconda smaliziata, non convenzionale e vivace, leggera nei ricarichi, empatica con ogni genere di bevitore.
Se spesso si dice che quando il pesce è fresco il gioco è fatto, è altrettanto vero che una mano invadente e incapace può sferrare micidiali autogol. Qui invece le ingenuità degli esordi sono solo lo sbiadito ricordo di una proposta oggi felice e centrata, sintetica quanto completa. Già dagli appetizer, in veste “glamour” ma tutti da mangiare con le mani, tra cui ricordiamo la sfiziosa alice fritta servita in un cartoccetto.
Doveroso è l’assaggio dei crudi, manifesto lampante della tempra da lupo di mare dello chef, tra scampi, gamberi rossi, carpaccio di baccalà; ottima tra i cotti l’insalata del pescatore, con seppie a listarelle e sedano e carote a julienne, croccante, fragrante e saporita. La zuppa, portata a tavola nel padellotto, dà soddisfazione, profumata di pomodoro fresco, ricca e con tutti gli elementi (nel nostro caso calamari, cozze, succosi cannolicchi, trancio di ricciola) cotti al grado perfetto. La scarpetta è ulteriormente sponsorizzata dal buon pane maison.
Se non gradite il dolce, il predessert (sorbetto all’anice per noi) e la piccola pasticceria col caffè di moka reggono egregiamente la chiusura del pasto. Lieve e sussurrato quanto competente e ferrato il servizio in sala. La voce si è sparsa e anche i vacanzieri poco avvezzi alla ristorazione “seria” si sono lasciati conquistare da tutto ciò. Prenotate.
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Recensione di Federico Iavicoli del 16/08/2012:
Bello è bello, di un candore ben architettato. Siamo su quel tratto di litorale dove la Roma bene fa valere il peso della sua noblesse vera o presunta, a ridosso del mare. Volendo, seduti a tavola, si riesce ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangono poco più in là. Non volendo, oppure mangiando in comitiva come abbiamo fatto noi, non ci si riesce.
Rosario Malapena si era già fatto ben volere dai gourmet a Ostia, ma questa location fa forse meglio al caso suo. Se può, passa a prendere le ordinazioni di persona, così come fa col pesce, scelto tra il meglio di quello che le barche si trascinano dietro dal Tirreno. Considerata questa buona abitudine, che impone repentini aggiornamenti del menu, si comprende l’assenza di prezzi sulla carta delle vivande.
A noi son capitati ottimi crostacei crudi, spaghetti alle vongole con pomodorini, polpette di palamita, un croccante fritto di alici. La mano, così leggera sulle preparazioni più essenziali del pescato, si fa un po’ più incerta quando si tratta di combinare qualche elemento in più e sui dolci. Solo plausi, invece, per il servizio e l’intelligente proposta enoica.