Se non siete di Napoli potreste aver bisogno di qualche suggerimento per riconoscere una “cuccuma”. Il bricco di rame utilizzato in tutta Italia durante il XIX secolo è l’antenato della più celebre moka, introdotta nella seconda metà del Novecento e oggi immancabile in tutte le case degli amanti di caffè. Ma proprio nel capoluogo campano Guglielmo Campajola, patron del Gran Caffè La Caffetteria – sede dell’Ambasciata del caffè Kimbo – ha cominciato a riproporre ai suoi clienti il caffè ottenuto dalla cuccuma. È stato un successo.
Così, per celebrare una tradizione ormai scomparsa, dal 24 al 30 novembre La Caffetteria di Piazza dei Martiri 26 ospiterà la Cuccuma Week, una rassegna ricca di appuntamenti tra storia, arte e cinematografia e una competizione (nella giornata conclusiva) che darà nuovo lustro ai cimeli custoditi dai napoletani, quando tutti coloro che conservano in casa una cuccuma potranno esporla sui tavoli dell’Ambasciata e attendere l’esito delle giuria, presieduta dall’architetto Riccardo Dalisi, che premierà quella migliore.
Durante tutta la settimana sarà possibile ammirare stampe pubblicitarie d’epoca in esposizione, mentre per il 25 novembre è atteso Akinari “Pasquale” Makishima, il pizzaiolo giapponese molto amato in città e ambasciatore della pizza napoletana a Osaka, dove tornerà con 150 cuccume brandizzate Kimbo da far scoprire ai propri clienti. Perché l’antico strumento, di cui Eduardo de Filippo celebrava il caffè dal sapore intenso di color “manto di monaco”, contribuisce ancora oggi a esportare nel mondo un momento di convivialità tutto italiano, il rito del caffè, adattandosi al meglio al gusto anglosassone: modificando le dosi, infatti, la cuccuma consente di apprezzare anche un caffè lungo tipo “filtro”.