Al Capanno non ci si capita per caso, nonostante sia ben segnalato lungo la Flaminia che corre tra Spoleto e Terni. Saranno i (saggi) consigli degli amici o le recensioni entusiaste come questa a farvi imboccare la stradina che parte dalla statale: una deviazione di pochi minuti che sembra però portare in un’altra dimensione, tra boschi e colline da cui potrebbe uscire all’improvviso il Bianconiglio o qualche altro essere fatato. Invece si arriva qui, a questo bel casale di campagna circondato da un ampio giardino ben tenuto e da querce secolari che, tra muri in pietra e travi di legno di castagno, conserva un carattere antico pur senza alcun segno di decadenza.
Dentro, l’ampia sala calda e accogliente è caratterizzata da tavoli apparecchiati con cura e da un grande camino in pietra che fa venire voglia di temperature invernali, cibi sostanziosi e calici di vino rosso. Eppure, mangiare all’aperto nei mesi più caldi, ben riparati da gazebo e ombrelloni e dalla frescura del bosco circostante, è una di quelle esperienze che poi si continuano a sognare per mesi. In entrambi i casi, comunque, il cibo non passa certamente in secondo piano.
La cucina – saldamente radicata sul territorio ma con piacevoli tocchi creativi, sempre molto equilibrati e mai velleitari – è decisamente il punto forte del Capanno, insieme a una carta dei vini non sterminata ma ricca di etichette interessanti e belle annate, dall’Umbria al resto d’Italia.
Scegliere tra le diverse proposte non è per nulla facile. Noi ci siamo affidati un po’ all’istinto e un po’ ai consigli degli amici fidati di cui sopra restando pienamente soddisfatti in entrambi i casi.
Dopo l’ottima partenza con l’uovo in camicia con salsa di pomodori arrosto, funghi galletti ed erbette fresche, goloso ed elegante e perfetto per il clima estivo, ci siamo goduti gli gnocchetti di patate con strigoli (erbe selvatiche) e nocciole – ricchi ma non eccessivamente pesanti – e le strepitose tagliatelle al ragù bianco di piccione, al cui pensiero ancora ci commoviamo.
A malincuore abbiamo saltato i secondi – ma il coniglio arrotolato con erbe aromatiche al forno e il petto di faraona con pesche ed erbe di montagna ci tentavano parecchio – e abbiamo invece optato per le gustose patate arrosto al rosmarino e per il pecorino al forno tartufato, forse un po’ troppo intenso per essere apprezzato con temperature superiori ai 20 gradi. E quando già stavamo rinunciando anche al dessert, ci siamo fatti convincere da una proposta raccontata a voce che si è rivelata uno dei dolci più buoni assaggiati di recente: la gelatina di mango con insalata di frutta fresca e sorbetto al lime.
Il menu propone anche diverse opzioni senza glutine che permettono anche a chi non può mangiarne di godersi quasi tutto il menu. La sosta è così piacevole che non ci si alzerebbe mai dal tavolo se non per andarsi a sdraiare su uno dei lettini all’ombra o sul dondolo.
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