Se le agognate vacanze tardano ad arrivare e siete ancora bloccati in città, martedì 29 luglio si preannuncia una bella serata per gli amanti della birra di qualità e della buona tavola. Il nuovo appuntamento firmato AdB Lazio sarà ospitato dalla Trattoria Epiro (nel cortile del piccolo bistrot), divertente e rilassato ritrovo gourmet ormai lanciato nel panorama gastronomico della Capitale; la cena, dedicata alla cucina di pesce, consentirà agli ospiti di seguire un percorso di abbinamento cibo/birra ideato dai degustatori dell’associazione in collaborazione con Marco Pucciotti del beershop Hop&Pork di Cinecittà, fornitore delle birre per la serata. La cucina servirà per l’occasione un menu di quattro portate perfetto per la stagione estiva: Fritto di alici e tempura di verdure, Pacchero con tonno, pomodoro arrosto, olive taggiasche e basilico, Calamari arrosto con spuma di patate e cipolla di Tropea e, per chiudere in bellezza, Variazione di cioccolato. Tutto al costo di 35 euro, ma su prenotazione obbligatoria. Appuntamento alle 20.45.
Trattoria Epiro, Piazza Epiro 26, Roma
Per prenotazioni: 06 69317603
Supplizio – Roma
Prima di procedere con la recensione sarebbe bene chiamarsi fuori dalla sterile disputa sull’assegnazione della palma per i migliori supplì di Roma. Arcangelo Dandini, che da qualche mese si è lanciato nell’avventura di questo piccolo “spaccio” di cibo di strada di qualità con l’amico Lorenzo D’Ettorre, è indubbiamente un maestro della cucina romana, e i suoi supplì(zi) lo confermano. Ma sembra inutile stilare una classifica quando la proposta di una ricetta tradizionale è così legata alla sapienza di chi la interpreta.
Nella bottega di via dei Banchi Vecchi, nel cuore della città rinascimentale, i supplì vengono proposti in due varianti, classica con pomodoro (mozzarella filante e panatura croccante) e con rigaglie di pollo (in bianco) secondo un’antica ricetta popolare; ci sentiamo di consigliare soprattutto la seconda opzione, dal sapore verace e convincente come i sughi d’altri tempi.
Ma l’offerta è molto più ampia, e se preferite concedervi una pausa approfittate dei pochi posti a sedere (un comodo divano in pelle cui è difficile rinunciare e qualche mensola a parete) per dare un’occhiata alla lavagna con i piatti del giorno, tutti rigorosamente recuperati dalla tradizione romana. Buono il croccante di baccalà, goloso il pane (Roscioli) burro e alici, da non perdere le variazioni sul tema insalate, la panzanella di baccalà, crocchette (inaspettato il sapore intenso delle patate affumicate) e polpette in tutte le salse (ottima la pallotta cacio e ova con pesto di erbe aromatiche).
Disponibile anche qualche proposta dolce e un vigoroso “vovve” (Vov), una straordinaria versione casalinga del famoso liquore all’uovo. Qualche birra artigianale in bottiglia per accompagnare.
(Supplì: 3 euro l’uno; sfizi e piatti del giorno: 4-8 euro)
Orario estivo: Lunedì – Giovedì 12-15.30 / 18.30-21.30 (Venerdì e Sabato fino alle 22.30)
Presentata a Roma la nuova guida della Pecora Nera
Roma si conferma sempre di più una capitale gastronomica con un proposta diversificata, in grado di soddisfare le esigenze dei più golosi fino a notte fonda.
Deve aver pensato questo La Pecora Nera Editore quando ha scelto di articolare la sua nuova guida, il Saporario, intorno alle pause gourmet che scandiscono la giornata di ciascuno di noi, individuando sette fasce orarie (colazione, pranzo, merenda, aperitivo, cena, fino a tardi, a tutte le ore) in cui suddividere l’ampia selezione di locali capitolini esaminati. Tutti rigorosamente provati in incognito per formulare un giudizio quanto più possibile obiettivo, tradotto graficamente in simpatiche pecore nere, da 1 a 5, fino all’eccellenza.
Un vademecum che accontenta tutti: chi vive fuori casa e spesso si trova a fare i conti con la fame, ma non vuole rinunciare alla qualità, chi ama scoprire nuove proposte non necessariamente legate ad un pasto principale, e i turisti che vivono la città 24 ore su 24.
Con un occhio di riguardo al prezzo, sempre inferiore ai 35 euro, e una particolare attenzione al momento del pranzo, a sua volta suddiviso in pranzo agile o calmo. Molte le realtà gastronomiche della capitale segnalate dalla guida, dai classici ristoranti alle trattorie, dai bistrot all’etnico, ma anche pasticcerie, gelaterie, cocktail bar, sale da tè e templi dello street food, ognuna descritta in un agile scheda e inclusa nei 10 percorsi cittadini consigliati in chiusura.
La collaborazione con il servizio di car sharing Car2go ha inoltre consentito di individuare i locali raggiungibili comodamente con il nuovo servizio che sta riscontrando molto successo tra i romani.
Di seguito i locali che hanno ottenuto il punteggio più alto in ciascuna categoria:
Colazione
5 pecore Cristalli di Zucchero
4,5 pecore La Portineria
Pranzo calmo
5 pecore Stazione di Posta
4,5 pecore Bistrot 64
4,5 pecore Hasekura
Pranzo agile
5 pecore Epiro
4 pecore La Differenza
4 pecore Move Natural Food
4 pecore Romeo
4 pecore Sapori di Gaeta
4 pecore Sesto girone
Merenda
5 pecore Nonna Carla
4,5 pecore B-Said
Aperitivo
5 pecore Il Sorì
4,5 pecore La Mescita
4,5 pecore Trimani – il wine bar
Cena – Ristoranti
4,5 pecore Le Tre Zucche
4,5 pecore Primo al Pigneto
Cena – Etnici
4 pecore Dao Restaurant
Cena – Pizzerie
5 pecore Moma – pizzeria romana
5 pecore Sforno
4,5 pecore La Fucina
4,5 pecore Tonda
Fino a tardi – mangiare
4 pecore Brasserie 4:20
4 pecore Knick Knack Yoda
4 pecore Pork’n’roll
Fino a tardi – bere
5 pecore Co.So.
4,5 pecore Jerry Thomas Speakeasy
A tutte le ore – salato
5 pecore Pizzarium
4,5 pecore Supplizio AD
4,5 pecore Trapizzino
A tutte le ore – dolce
5 pecore Neve di Latte
5 pecore Otaleg!
4,5 pecore Carapina
4,5 pecore Cremeria Aurelia
4,5 pecore La Romana
Dieci giorni di Slow Food Village a Viterbo per valorizzare l’agricoltura familiare nell’era della globalizzazione
Apre le porte domani la prima edizione dello Slow Food Village a Viterbo. In Piazza Plebiscito sarà possibile partecipare ai molti appuntamenti in programma fino al 6 luglio, tra incontri, laboratori del gusto, show cooking, attività per bambini e tante eccellenze gastronomiche del territorio. L’iniziativa, dedicata all’agricoltura familiare nel villaggio globale, nasce dalla collaborazione tra Slow Food Viterbo, Slow Food Lazio e Slow Food Italia, che, con il patrocinio del Comune di Viterbo, celebreranno l’Anno Internazionale dell’Agricoltura familiare indetto dalle Nazioni Unite.
Dieci giorni di manifestazione che vedranno alternarsi sul palco dell’arena ospiti come Oscar Farinetti, Jacopo Fo, Enrico Vaime, Domenico De Masi, ma ci sarà spazio anche per i rappresentanti di alcune realtà imprenditoriali locali, per un contributo sull’attività nell’agroalimentare di qualità. E poi una mostra fotografica dedicata all’agricoltura rurale nel mondo, ideata dall’Università degli Studi della Tuscia, e una grande Area Degustazioni che ospiterà Enoteca, Oleoteca, Botteghe del Gusto e uno speciale spazio Street Food. Qui sarà possibile seguire uno dei molti laboratori del gusto per approfondire la conoscenza dell’enogastronomia locale, o gustare le tipicità della tradizione culinaria del territorio laziale e italiano. La sezione SlowKids coinvolgerà i più piccoli nel mondo delle fattorie didattiche, portandoli alla scoperta dell’orto e degli animali da cortile.
E se non conoscete il centro storico di Viterbo, questa potrebbe essere l’occasione giusta per scoprirlo, visitando l’ottava edizione di Caffeina Cultura, la manifestazione che ospita lo Slow Food Village e anima piazze e cortili della città con incontri, spettacoli, mostre, reading teatrali, esposizione di artigianato locale.
Slow Food Village a Viterbo, dal 27 al 6 luglio, per informazioni www.slowfoodvillage.it
Un altro Alto Adige da scoprire: Merano e la Val Venosta
Merano, rinomata località termale alle pendici del Gruppo Tessa, deve la sua fama alle proprietà benefiche delle acque al radon che sgorgano in abbondanza da un sottosuolo ricco di minerali. Proprio questo ne ha cristallizzato l’immagine in quella di una placida cittadina, un po’ agée, che non offre particolari spunti ai visitatori in cerca di altro, a vantaggio di località e valli più famose dell’Alto Adige.
Sebbene l’aspetto elegante del centro cittadino e un’urbanistica dal fascino retrò dominata dal grande complesso termale (meritevole di una visita dopo la riuscita e moderna ristrutturazione) siano una componente fondamentale dell’atmosfera che si respira sullo sponde del fiume Passirio, Merano ha molto altro da offrire. A cominciare dalle splendide passeggiate che portano l’attenzione su quanto la natura circostante sia integrata con i sontuosi edifici liberty, i curati giardini dei Grand Hotel, le eleganti vetrine di via Portici. La Passeggiata Tappeiner, in alto sul nucleo abitato, e le passeggiate sul fiume Passirio, su fino al ponte Romano, offrono una gamma di panorami, tra pittoresco e sublime, tale da ispirare il pennello di un pittore romantico. Da non perdere anche i giardini di Castel Trauttsmandorff, ottanta ambienti botanici con piante da tutto il mondo, a conferma del rapporto tra uomo e natura che mantiene l’ecosistema della città.
Merano, a torto poco considerata come meta gourmet, offre poi un felice connubio tra alta cucina di respiro internazionale e straordinari prodotti delle valli circostanti. Da non perdere il Sissi, guidato con entusiasmo da Andrea Fenoglio, che propone in un’atmosfera rilassata una cucina che è espressione del suo eclettico chef, in grado di valorizzare i prodotti del territorio con spirito divertito e divertente, in un gioco di abbinamenti e consistenze particolarmente apprezzabile. Per chi volesse avere un impatto più tradizionale con la cucina del luogo, il ristorante in centro città della Forst (che nasce a pochi chilometri da qui, nel birrificio di Foresta) offre una valida alternativa: non aspettatevi grandi guizzi creativi, ma una solida interpretazione dei classici altoatesini, da gustare nel suggestivo biergarten interno. Prima di lasciare la città dedicatevi all’acquisto delle tante eccellenze gastronomiche che sa offrire il territorio. Il PurSüdTirol fa al caso vostro: curiosando tra i banchi del fornito punto vendita in Corso Libertà vi accorgerete che qui c’è proprio tutto il meglio dei prodotti delle valli, tra succhi biologici, speck e salumi, mele, frutti di bosco, vini locali e molto altro. Scordare il pane potrebbe essere una grave dimenticanza: i forni Ultner Brot e Schimdt – vari sono i punti vendita in città, con farine biologiche rigorosamente locali – vi stupiranno per la vastissima offerta di schüttelbrot, krauterfladen, vinshger’l e altri 70 tipi di pane: qui la panificazione è una cosa seria, e visti i nomi dei prodotti anche un po’ incomprensibile. Volete un consiglio? Affidatevi al profumo!
Ora siete pronti per ripartire alla scoperta della Val Venosta, che da Merano si incunea nell’Alto Adige occidentale fino al Passo Resia, al confine con l’Austria. L’impatto visivo con la valle è suggestivo: a un fondo valle piantato a mele, subentrano dolci pendii vitati e le imponenti cime delle Alpi Venoste e del gruppo dell’Ortles. Un paradiso per l’alpinismo, ma anche per gli amanti della storia, che qui potranno divertirsi a scoprire i castelli che punteggiano il paesaggio e piccoli borghi medievali. Un bonus è costituito dall’efficiente servizio ferroviario che collega tutti i paesi della valle con la moderna linea della Val Venosta, valida alternativa per chi è sprovvisto di mezzo proprio.
Ecco alcune mete e indirizzi degni di nota, il resto lo scoprirete sul cammino. Si comincia con una tappa obbligata per gli amanti della montagna: l’impianto di risalita di Parcines vi consentirà di raggiungere il suggestivo sentiero dei Mille Gradini, per una camminata di media difficoltà della durata di 3-4 ore su uno dei tratti più curiosi dell’Alta via Meranese. Preparatevi ad un saliscendi di 987 scalini a 1500 metri di quota, tra cascate e panorami sulla valle. Lungo il cammino ristoratevi al Maso Pirchhof: inserito a ragione nel circuito di qualità Gallo Rosso, offre, in terrazza o nella stube interna, specialità di produzione propria, come speck, salsicce affumicate, carne di capra, verdure dell’orto, latticello fresco e imperdibili succhi di sambuco, lamponi e ribes. Tornati a valle per una nuova tappa gourmet, arriviamo a Castelbello (Ciardes), dominato dall’imponente maniero del XIII secolo oggi aperto al pubblico. Il ristorante Kuppelrain è un grande esempio di gestione familiare. Jӧrg e i suoi figli declinano prodotti biologici della zona in una cucina sapiente e delicata, che privilegia erbe spontanee, verdure dell’orto, ma anche carne e formaggi di qualità da provare nei due menu degustazione proposti, per un viaggio gastronomico tra i sapori dell’Alto Adige. Se invece preferite una rapida merenda a base di speck, provate quello della macelleria di Anton e Roland Kiem, altra tappa golosa del piccolo borgo.
E poi via, verso Glorenza: le mura medievali perfettamente conservate hanno preservato un’atmosfera d’altri tempi, quasi intrappolando tra i vicoli e gli edifici merlati della città più piccola dell’Alto Adige l’anima del Medioevo. Il Lago di Resia e le innumerevoli leggende sul suo campanile sommerso segnano quasi il termine del nostro percorso: si arriva qui proprio per ammirare la torre campanaria che emerge dalle acque di questo bacino alpino artificiale che nel 1950 sommerse l’antico paese di Curon Venosta. Per una degna conclusione dell’itinerario dirigetevi al Maso Tendershof. Locanda, fattoria, agriturismo e osteria tradizionale, qui si coltivano erbe officinali e si allevano bovini scozzesi Highland tra le rilassanti alture del Passo Resia. Moltissimi i prodotti offerti alla tavola della famiglia Prantl: speck, carni affumicate, burro alle erbe e ai fiori, formaggio di malga, confetture e sciroppi. Accoglienza e panorami difficili da dimenticare.
Ultimi consigli per il pernottamento: vi proponiamo due mete alternative ai tradizionali grandi alberghi di Merano, per una vacanza a portata di tutte le tasche.
Agriturismo Sittnerhof: un maso di epoca altomedievale in città. Situato tra i vigneti a pochi minuti dal centro, mantiene una discreta eleganza rurale, un bel giardino con piscina e una stube del XVII secolo dove gustare abbondanti colazioni casalinghe.
Garni Winklerhof: una distesa di vigneti circonda questa casa tradizionale gestita con amore da Martina Brunner e sua figlia senza lasciare nulla al caso, per una perfetta ospitalità. Siamo a Lagundo, a pochi chilometri da Merano, ma in posizione ottimale per scoprire la Val Venosta. Proprio poco distante passa un suggestivo Waalweg, uno dei sentieri dell’acqua oggi percorribili sulle tracce dei canali di irrigazione che da secoli sostengono l’agricoltura altoatesina. Splendida la vista su Castel Tirolo, raggiungibile attraverso un sentiero che da Lagundo si inerpica tra le vigne.
E Se volete scoprire la viticoltura di qualità della Val Venosta leggete cosa scrive Dario Cappelloni qui: Territori del vino, la Val Venosta.
Indirizzi (visualizzali sulla mappa):
Ristorante Sissi www.sissi.andreafenoglio.com
Via Galileo Galilei 44, Merano Tel. 0473 231062
PUR SüdTirol www.pursuedtirol.com
Corso della Libertà 35, Merano Tel. 0473 012 140
Forsterbräu Merano www.forsterbrau.it
Corso della Libertà 90, Merano Tel. 0473 236535
Panificio Ultner Brot ultnerbrot.it
Corso della Libertà 8, Merano Tel. 0473 236962
Panificio Schimdt www.schmidtbrot.it
Via Leonardo da Vinci 22, Merano Tel. 0473 239505
Maso Pirchhof www.pirchhof.com
Sonnenberg 77/a, Naturno Tel. 0473 667812
Aperto ogni giorno da metà marzo a metà novembre. Cena su prenotazione
Ristorante Kuppelrain www.kuppelrain.com
Via Stazione 16, Castelbello Tel. 0473 624103
Macelleria Keim
Via Statale 13, Castelbello Tel. 0473 624123
Agriturismo Tendershof, www.tendershof.com
Via Paese Vecchio 31, Resia in Val Venosta Tel. 0473 632 011
Da metà giugno a inizio settembre aperto a pranzo e cena. Chiuso il giovedì
Maso Sittnerhof, www.bauernhofurlaub.it
Via Verdi 60, Merano Tel. 0473 221631
Garni Winklerhof, www.winklerhof.it
Via San Cassiano 12, Lagundo (Paese) Tel. 0473 448384
La Maisonnette Ristrot – Roma
Il primo motivo per cui vi consigliamo di passare una serata in questo bistrot di recente apertura è indubbiamente la location. Siamo alla Garbatella, per una volta non quella storica, proprio accanto al ponte (intitolato a Settimia Spizzichino) che da qualche tempo ha rivoluzionato lo skyline di questa parte della città. La possibilità di osservare la moderna opera ingegneristica – che non brilla per funzionalità ma possiede grande fascino – da un punto di vista privilegiato (ci troviamo letteralmente sotto il ponte) allieta la cena nel bel giardino che circonda la piccola cascina rosso mattone (la Maisonnette), cuore del ristorante.
La gestione è giovane e promettente e può contare su un’idea vincente come quella di ricreare un’oasi di pace, assolutamente decontestualizzata rispetto al traffico circostante; è piacevole pranzare all’aperto tra tavoli bianchi in ferro battuto, godersi una cena tra amici nel patio antistante la sala o accomodarsi all’interno, in uno spazio che mantiene intatto il fascino di campagna (c’è anche il camino!), pur ristrutturato in chiave moderna, con un bel bancone a dominare la scena.
Per quanto riguarda la cucina è presto per esprimersi in modo definitivo, ma le buone premesse ci sono tutte. In un menu che si adatta con agilità al trascorrere della giornata, con una preferenza accordata a ingredienti del mare, la mano femminile in cucina (tre le giovani ragazze che la conducono) si fa apprezzare nel rispettoso trattamento della materia prima, nell’uso gentile dei condimenti, mai in eccesso, nella freschezza degli abbinamenti, semplici ma interessanti.
Bella l’idea di inserire in carta due sezioni outsider, con una scelta di polpette di mare, di carne e vegetariane (gustose quelle di merluzzo con pistacchio e maionese fatta in casa e interessanti quelle di manzo e maiale con cipolle di Tropea in agrodolce) e una sezione dedicata ai fritti (ci è piaciuto soprattutto il baccalà in pastella di birra con humus e chips: frittura croccante, asciutta e saporita). Nota di merito per il crostino stracciatella, alici e pomodorini semisecchi. Ottimi anche i dolci, golosi senza strafare, eseguiti con buona tecnica (cheesecake e frutti rossi la nostra preferita).
Valida la carta dei vini, con ricarichi forse un po’ eccessivi, e molto garbato il servizio sommelier in sala.
Cuoco & Camicia – Roma
Situato nel centro storico di Roma, Cuoco & Camicia è un ristorante che propone una cucina interessante, che va oltre i prodotti e le ricette del territorio, accompagnata da una buona selezione di vini.
Le recensioni di Via dei Gourmet:
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A circa un anno di distanza siamo tornati in questo ristorante in posizione un po’ defilata rispetto ai percorsi più battuti del Rione Monti, dove ormai si fa fatica a stare al passo delle continue aperture, che si avvicendano con alterne fortune. Cuoco & Camicia resiste e si consolida nell’ambito di quella ristorazione romana che aspira a trovare la formula perfetta per un bistrot contemporaneo.
Un servizio gradevole e attento, in un ambiente forse un po’ impersonale e non perfettamente a fuoco, nonostante il tentativo di scaldare lo spazio giocando su cromie tra l’ecru e il rosso scarlatto, ci accoglie in uno spazio dominato dalla grande lavagna a parete che illustra piatti e vini del giorno.
Piacevole la carta dei vini, ma scegliamo di pasteggiare con una buona bottiglia di Viognier del Sud de France (prestate attenzione alle interessanti proposte fuori carta) che si rivelerà una scelta azzeccata durante il nostro percorso gastronomico.
Un menu degustazione davvero conveniente (40 euro) vi permetterà di approfondire le buone intuizioni della cucina (a prevalenza di ingredienti che parlano romano): piatti eseguiti con cura, senza eccessivi azzardi, ma con la giusta dose di creatività, sostenuta da una buona tecnica.
Veramente eccellente la tartare di manzo svevo con capperi olive e maionese artigianale, ma ottimo anche l’accostamento, dai sapori mediterranei, di polpo verace arrosto con crema di melanzane affumicate e un rinfrescante sorbetto al pomodoro, per un comparto di antipasti che si attesta come nota di merito del menu. Tra i primi buoni i tortelli di farina integrale ripieni di carbonara con zucchine (solo un po’ eccessivo lo spessore della pasta che costringe a una prolungata masticazione).
In chiusura un sorprendente gelato alla birra con spuma di cioccolato bianco regala un ultimo piacere, ma sono molte le valide proposte tra i dolci, che reinterpretano la pasticceria tradizionale con buona mano.
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Recensione di Federico Iavicoli del 14/05/2013:
Leggi “Cuoco & Camicia” e pensi a una trattoria. E come al solito ti sbagli, visto che la ristorazione romana è indecifrabile. Provi allora a fare mente locale, dimenticare Burro e Sugo, Da Peppe se Magna, Cacio e Pepe, Bonnie & Clyde e pensare a locali come Marzapane, o le Tre Zucche, o per certi versi l’Osteria Monteverde. Ecco, ti stai sintonizzando sulla stessa frequenza di Riccardo Loreni, che ha messo su un posto un po’ così, ben arredato, emblematicamente posizionato ai piedi di una scalinata, ristorante e bistrot: a cena si mangia con poco e a pranzo con pochissimo.
Le carni sono quelle della Macelleria 916, il pesce è ben scelto, ma quel che più conta dietro ai fornelli si muovono con destrezza, precisione, tecnica. Né sussistono dubbi che lo chef abbia un buon palato. Nel piccolo dehors estivo, per 39 euro ho arricchito il mio archivio gastronomico (c’è chi la chiama pancia) con un ottimo polpo verace su passata di ceci (già visto, ma chissenefrega), una saporita tartare di “Svevo” (probabilmente i migliori allevamenti di podolica in Italia, dunque nel mondo), perfetti tortelli di faraona e foie gras, una guancia brasata da applauso (e pure qui i confronti eccellenti non mancavano), validi bigné fritti con crema pasticcera.
Non pago, mi sono inimicato i commensali rapinando qualche boccone di squisiti tortelli integrali di carbonara con zucchine, un po’ di scottona con zucca e cicoria ripassata e un tiramisù istantaneo anche lui vincitore di tanti, virtuali confronti.
Carta dei vini tutt’altro che scema, ma vagamente razzista: quei bianchi così belli meritano migliore compagnia.
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Cuoco & Camicia is a good restaurant in a somewhat tight angle with respect to the most well-known and lively district of Monti. A selection of quality wines accompanies creative dishes (without excessive hazards) made with care, such as the beef tartare with capers, olives and home made mayonnaise or the roasted octopus with smoked eggplant cream and tomato sorbet.
Un workshop fotografico lungo la Strada dell’Olio Dop Umbria per costruire un racconto per immagini di borghi, oliveti, paesaggi agricoli
Con l’obiettivo pronto a immortalare le bellezze del paesaggio umbro e i borghi che si incontrano lungo la Strada dell’Olio Dop Umbria. Questa l’idea dietro al workshop fotografico tenuto da Giovanni De Sandre il 20 e 21 giugno, alla scoperta di nuove tecniche fotografiche e rilassanti distese di olivi. De Sandre, fotografo, architetto e docente universitario di linguaggio grafico e fotografico, si è interessato a lungo ai temi del lavoro e della quotidianità, affrontando i campi più diversi della fotografia, dal reportage al ritratto, dagli scatti di moda alle campagne sociali.
Per due giorni, il fotografo metterà la sua esperienza al servizio di un workshop volto a far comprendere a tutti dinamiche e approcci del linguaggio fotografico, prima di immergersi nei panorami agricoli della Strada dell’Olio Dop, per costruire un racconto fotografico fatto di borghi medievali, oliveti e paesaggi in cui il lavoro dell’uomo convive pacificamente con la natura. Le esercitazioni sul campo saranno rivolte ai possessori di macchine fotografiche professionali, ma anche a chi desidera imparare trucchi e accorgimenti per realizzare ottime foto con il proprio smartphone.
La partecipazione al corso è gratuita e su prenotazione (per un massimo di venti partecipanti), ma non dimenticate di portare con voi fotocamere reflex, compatte o cellulari: tutto è ben accetto purché digitale.
Borghi e Paesaggi lungo la Strada dell’Olio Dop Umbria, per informazioni info@stradaoliodopumbria.it
La Pizza del Teatro – Roma
Farine macinate a pietra 100% bio, lunga maturazione (48 h) e ingredienti di stagione di origine laziale. Così recita l’accattivante lavagna che accoglie i palati più curiosi in via di San Simone, nel locale che fino a un anno fa ospitava la gelateria di Stefano Marcotulli, oggi adiacente.
Qualche tavolino nello spazio antistante il piccolo teatro dei Coronari renderà più piacevole la vostra pausa pranzo in questa pizzeria al taglio di qualità, che può contare sulla consulenza di Gabriele Bonci, la cui esperienza si fa sentire nella fragranza e digeribilità dell’impasto.
E non pensiate che il ricorso al nome del panificatore più famoso della città sia uno specchietto per le allodole; nonostante i numerosi impegni che lo portano ormai a collaborare con molte attività del panorama romano, la mano di Bonci si avverte anche nell’originalità degli accostamenti di ingredienti, per la maggior parte di origine laziale, che vi farà ricordare l’esperienza (da provare almeno una volta nella vita) di Pizzarium.
Non siamo allo stesso livello della famosa pizzeria in zona Cipro, ma la qualità e il gusto degli assaggi è notevole. Difficile trovare due volte la stessa proposta, peraltro nutrita, che varia in funzione della stagionalità.
Noi abbiamo provato una buona (e rustica) cacio e pepe, una ricca (forse troppo) pizza a base bianca con coppa laziale, pistacchi, rucola, pecorino e arancia rossa, e l’interessante accostamento crema di ceci e mortadella (davvero riuscito). Se siete fortunati provate la pizza con crema di fave, scaglie di pecorino e guanciale, ricordo di una vignarola primaverile.
[Crediti immagini: Scatti di Gusto]
Il Porto Antico di Genova dialoga col mondo per la sedicesima edizione del Suq Festival
Dal 13 al 24 giugno Genova diventa luogo di incontro per storie, culture, tradizioni gastronomiche, anime dal mondo. Il porto antico della città e palazzo San Giorgio saranno aperti al “dialogo”, parola chiave della sedicesima edizione del festival dedicato alla multiculturalità in tutti i suoi aspetti.
In primis il ricco cartellone della rassegna teatrale, che quest’anno ospita tra gli altri due rappresentanti del teatro civile come Moni Ovadia e Ascanio Celestini; razzismo e integrazione saranno le tematiche centrali dei sette spettacoli in programma, che inaugurano la lodevole iniziativa dei biglietti “sospesi”, cinquanta ingressi riservati per cittadini in difficoltà, perché la solidarietà possa esprimersi anche a favore delle persone che incrociamo ogni giorno sulla nostra strada.
La sezione musicale vedrà la partecipazione di noti artisti “meticci” per session travolgenti dalle sonorità globali; ad animare il palco anche il colore mediterraneo dell’orchestra di Ambrogio Sparagna.
E come scordare l’importanza delle tradizioni culinarie nella costruzione di percorsi culturali e fecondi intrecci multietnici. Così Vittorio Castellani, in arte Chef Kumalé, porterà le sue Officine gastronomiche con 6 lezioni di cucina internazionale e sarà alla guida di uno speciale food truck, il Suq truck, che ogni sera proporrà piatti diversi, dai tacos messicani, agli spiedini Yakitori giapponesi, dai souvlaki ai Mydie tava, spiedini di cozze turchi. E ancora piatti di 14 diversi Paesi per scoprire la multiculturalità prima di tutto a tavola.
Tante iniziative solidali, laboratori per bambini, incontri su temi d’attualità – gli sbarchi clandestini, la violenza sulla donne, l’anniversario del genocidio del Rwanda – daranno vita a un festoso villaggio interculturale. Che Don Gallo senz’altro apprezzerebbe.
Per ulteriori informazioni su Suq Festival consultate il sito www.suqgenova.it e suqfestival.wordpress.com
Se decidete di trascorrere qualche giorno a Genova in questa occasione, date un’occhiata anche al nostro itinerario gastronomico in città.