Di Martin Suter (Trad. Emanuela Cervini) – Sellerio Editore
Il protagonista della storia è Maravan: un cingalese di etnia tamil emigrato in Svizzera per sopravvivere. È un bravissimo cuoco ma tra le Alpi viene sfruttato come tuttofare in un ristorante di alto livello. Andrea, una cameriera, sperimenta la sua abilità e insieme avviano un’attività di cucina a domicilio che prende il nome di Love Food per via delle potenzialità afrodisiache del cibo cucinato da Maravan.
La storia dei due si intreccia con quella di vari faccendieri svizzeri che, tra le altre cose, si dedicano al traffico di armi. Alla fine della storia troverete le ricette – a mio parere irriproducibili, ma tant’è – del talentuoso cuoco.
La trama potrebbe anche essere intrigante ma lo stile di Suter è talmente freddo da suscitare le stesse emozioni provate sfogliando una rivista nella sala d’aspetto del dentista. I personaggi sono tratteggiati a stento, le storie si intersecano a fatica e ci sono tutti i luoghi comuni che vi vengono in mente: il cibo è ricordo e magia, gli immigrati sono maltrattati, le lesbiche sono bellissime e irraggiungibili. Che noia.
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