di Herman Koch (trad. di Giorgio Testa) – ed. Neri Pozza
Al di là della trama, tesa e avvincente tanto da sembrare la sceneggiatura di un film, l’aspetto interessante di questo romanzo è la sua collocazione temporale: tutto avviene nel corso di una cena in un ristorante di alto livello.
Dall’aperitivo al digestivo, uno dei protagonisti racconta la storia in prima persona e, intanto, commenta il servizio del ristorante, l’antipatia del maître e la qualità dei piatti serviti. L’Autore ne approfitta per criticare un certo tipo di ristoranti, genere vorrei-ma-non-posso, e la conseguente mania dilagante di servire piatti banali presentandoli in modo altisonante, mettendo in evidenza la provenienza bio degli ingredienti e elencandoli in modo snervante uno ad uno.
La Cena si legge velocemente e fa pensare: in modo più profondo alla famiglia, un’unione che può diventare criminale e giustificare qualunque azione, e in modo più leggero a come una cena, anche la vostra, possa essere vissuta quasi come una rappresentazione scenica.
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