di Jim Crace, ed. Guanda
Sessantaquattro mini-capitoli, ognuno contenente una storia (a volte solo la descrizione di un momento o di una sensazione) legata in qualche modo alla gastronomia.
Originale, imprevedibile, a tratti impressionante, Jim Crace usa il cibo come mezzo per descrivere i comportamenti umani. Un libro interessante in cui per una volta ciò che si mangia non è presentato necessariamente come un elemento gioioso o godereccio, ma diventa il tramite per descrivere le vergogne, le debolezze e le infamie dell’essere umano.
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