È tempo di meloni. Con l’arrivo dell’estate questo frutto prelibato torna ad arricchire di colore, sapore e profumo le nostre tavole. Ma siamo proprio sicuri di sapere tutto sul melone? Andiamo alla scoperta di origini, simbologia e altri segreti – in primis come riconoscerne la maturazione – insieme a Piattoforte. A completare il quadro la ricetta di Annalisa Barbagli della confettura di meloni.
Testo tratto da: Conserve di frutta e verdura – collana Cucinare Insieme
Siamo talmente abituati a vederlo sulle nostre tavole estive da essere quasi convinti che il melone sia una pianta nata su terreno italico. Niente di più sbagliato. Il melone arriva infatti dall’Asia e nel nostro paese è stato introdotto in età cristiana come ci raccontano alcuni affreschi di Ercolano. Certo è che imperatori romani come Tiberio e Diocleziano ne andavano pazzi, tanto che quest’ultimo emise addirittura un editto che prevedeva una tassa su quei meloni che pesassero più di 2 etti. Era, il melone, considerato simbolo di fertilità grazie ai suoi numerosissimi semi. Ma anche considerato simbolo di stupidità e goffaggine tanto che gli stolti venivano chiamati melloni e una scemenza era detta mellonaggine. Per molti secoli vennero poi dimenticati e tornarono in auge nel Medioevo malgrado che i medici dell’epoca li trovassero nocivi e Castore Durante sostenesse che mangiarne troppi sminuisse il seme genitale. Oggi sulle tavole del nostro paese, nelle afose estati italiane, un buon melone con il prosciutto non si nega proprio a nessuno.
Il melone maschio è quello più saporito, per riconoscerlo dovete cercare il puntino nero sull’estremità opposta al gambo. Per rendere il melone digeribile bisogna mangiarlo con pepe e sale, e berci sopra mezzo bicchiere di Madera, o meglio di Marsala. Così afferma Alexandre Dumas che molto apprezzava questi frutti, soprattutto quelli provenienti da Cavaillon, tanto che in suo onore fu istituita la Confraternita dei meloni di Cavaillon.
Si dice che c’è un momento preciso in cui il melone raggiunge il punto giusto di maturazione. Deve essere raccolto quel giorno: né prima, né dopo. A questo proposito c’è una storiella che riguarda un sultano il quale teneva a disposizione due schiavi, uno per il giorno e uno per la notte con il compito di avvertirlo quando il melone era perfetto. Se era di notte, lo schiavo andava a svegliare il sultano che si alzava e, armato di coltello, andava nell’orto per gustare quella delizia. Questo è forse un po’ troppo ma è vero che, se non è maturo, il melone non ha né sapore né tanto meno profumo mentre, se lo è troppo, il profumo c’è ma la polpa diventa molliccia.
LEGGI LA RICETTA ⇒ Confettura di melone al limone
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