
Indirizzo: | Via dei Falegnami, 12/16 – 00186 Roma |
Telefono: | 06 6861508 |
Giorno chiusura: | domenica e lunedì sera |
Fascia di prezzo: | 25 - 30 euro (a pranzo menu fisso) |
Tipo di locale: | trattoria |
Carte di credito: | Visa, Mastercard e Bancomat |
Andateci per: | assaggiare i classici della cucina romana in pieno centro storico |
Questo locale ha cessato la propria attività. Scopri gli altri ristoranti di Roma recensiti da Via dei Gourmet.
Da Benito al Ghetto è una piacevole trattoria che offre perlopiù piatti della cucina romana – con qualche spunto creativo – realizzati con materie prime di qualità.
Le Recensioni di Via dei Gourmet:
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Voglia di cucina romana nel cuore del quartiere ebraico?
Da Benito al Ghetto è indubbiamente una trattoria che ci sentiamo di consigliare, non solo per la piacevole atmosfera e l’ambiente retrò curato, ma anche per la qualità dei piatti, che sono incentrati sulle ricette del territorio, ma allo stesso tempo vedono protagonisti ingredienti non sempre locali.
In una delle nostre ultime visite abbiamo assaggiato le deliziose bugnole di baccalà mantecato in pastella di birra al fico d’india, le costine di agnello iberico fondenti e il baccalà spagnolo alla romana… E la gustosa Amatriciana 1939 dello chef Nicola Delfino, un primo molto gustoso, realizzato con ingredienti di alta qualità, e di cui potete scoprire la ricetta passo passo in questo video:
Ma questi sono solo esempi, il menu presenta gustose novità ogni settimana, che potrete accompagnare con una buona selezione di vini. Servizio cordiale, spigliato e rapido.
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Recensione di Antonella De Santis del 16/2/13:
Il locale è qui dagli anni ’60 e non è certo una novità, come non è una novità il menu che mette uno dietro l’altro tutti i classici romani: carciofi alla giudia, amatriciana, carbonara, cacio e pepe in testa, spaghettoni aglio, olio e peperoncino, proseguendo con agnello alla scottadito, polpettone “della pora nonna”, involtini, puntarelle, carciofi alla giudia. Poi filetto e stinco di maiale.
Una di cucina tradizionale che si rinnova però nella selezione della materia prima. Spaghettoni Benedetto Cavalieri, per esempio, e alici Nardin, per antipasti e primi golosi e di piena soddisfazione. Il cambio di rotta c’è stato giusto un anno fa (gennaio 2012), quando Nicola e Massimo hanno rilevato Da Benito. Senza stravolgerlo, però. Mantenendo lo stile, gli arredi, l’atmosfera, la cantina (da trattoria di quartiere, per ora) e la linea di cucina della vecchia gestione. Ma con la voglia di lavorare sodo e migliorare.
Anche i nuovi piatti sono in linea con la tradizione: fettuccine guanciale e carciofi, baccalà in tre modi (tutti classicissimi). Qualche guizzo di fantasia – ma sempre misurata – negli spaghetti friggitelli e gamberoni o nel pollo alla birra di grano con miele di arancio. Una cucina di casa, nel complesso.
Noi abbiamo iniziato con burro e alici e cercato conforto nell’aglio e olio e briciole a dare croccantezza, con lo spaghettone Cavalieri che fa la sua parte (anche troppo… talvolta l’amido di una pasta simile è da tenere più sotto controllo… ma ce ne fosse!), il baccalà è quello giusto, nobile e spagnolo (sì, certo, Giraldo): fate un po’ voi. Si chiude con un buon tiramisù in tazza, caprese e altre dolcezze che danno sicurezza e ristoro. A pranzo il menu (prezzi inclusi) è più agile.
Lo riconoscete da fuori, per quell’ambiente un po’ vecchiotto, il bancone con la vetrina e la grande lavagna nella sala, i bicchieri da osteria e le tovaglie rustiche. Lo hanno voluto lasciare così, senza cercare a tutti i costi un’atmosfera modaiola e di tendenza, ma creando un indirizzo sicuro in una zona ad alto rischio di “sòle”.
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