
Indirizzo: | via Belli, 59 - 00193 Roma |
Telefono: | 06 3210992 |
Sito internet: | www.larcangelo.com |
Giorno chiusura: | sabato a pranzo e domenica |
Fascia di prezzo: | 50-70 euro |
Tipo di locale: | ristorante |
Carte di credito: | tutte |
Andateci per: | la costanza nel tempo, la perfetta esecuzione dei grandi classici di cucina romana |
I classici della cucina romana accanto a piatti decisamente creativi, insieme a una ricca carta dei vini, tutto in un ristorante curato dove si muove un servizio professionale e cortese.
Le recensioni del ristorante L’Arcangelo Roma:
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Le sempre più numerose consulenze (leggi Passetto, Apollinare, Colbert) e le altre attività in proprio (vedi Supplizio e il prossimo street food in arrivo) non hanno distratto Arcangelo Dandini dal ristorante che porta il suo nome, che si conferma una delle più affidabili tavole della capitale.
Da qualche anno a questa parte la cucina gioca con sempre maggiore convinzione la carta della qualità assoluta delle materie prime. Ne è un esempio perfetto lo straordinario carciofo alla romana che abbiamo assaggiato qualche settimana fa, in cui la minuziosa preparazione e la selezione di una materia prima di altissimo livello (i carciofi in questione sono acquistati presso un banco specializzato del Mercato di Testaccio) rendono questo piatto popolare e tradizionale un elegante esempio di cucina d’autore.
L’Arcangelo Roma | I carciofi alla romana
Arcangelo è anche uno dei massimi esperti di storia della cucina romana, come testimonia l’antipasto polpette e concia (polpette di cortile e verdure in concia alla maniera ebraico romanesca), senza per questo rinunciare alla creatività o a ingredienti preziosi (resta in carta ad esempio la scaloppa di foie gras con ficatum e sale di Mothia).
La carta dei vini si mantiene su ottimi livelli, anche se forse non è più uno dei cardini del locale. Come sempre, se amate intrattenervi con l’oste in una situazione più informale potete accomodarvi nei pochi posti al banco.
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Recensione di Erica Battellani del 5 aprile 2015:
Arcangelo Dandini è un oste di gran classe, e il suo locale, qualche anno fa rinnovato nell’ambiente e nella formula, è sempre un rifugio sicuro e stimolante per i gourmet di Roma.
Il gioco e il divertimento sono la cifra stilistica de L’Arcangelo. Si gioca al tavolo, con le macchinine anni ’70 al posto di preziosi centrotavola, e si gioca, con gusto ed equilibrio, fra la tradizione romana (interpretata con eleganza e intensità), la memoria e la creatività, fra passato e presente.
Chi ama l’informalità e il contatto con l’oste può accomodarsi al banco, e sorseggiare un calice di vino, insieme alle proposte della cucina, chiacchierando fra un boccone e l’altro.
Noi abbiamo cominciato con il Viaggio a Rocca Priora (città natale di Arcangelo) – uovo alle spezie, erbe amare polline e pane dolce –, il polpo (tiepido) con porcini secchi e quinoa e la crocchetta di patate affumicate.
Poi un intermezzo tradizionale: la carbonara (con i pennoni rigati del Pastificio dei Campi), dalla consistenza perfettamente cremosa e suadente.
E ancora il maiale (dalla cottura perfetta) con “il mio garum”, zucca caramellata e scalogno cotto al sale, e il tortino di alici su “Parmentier” di finocchi.
Dolce chiusura con il cremoso di ricotta, frutta candita e cioccolato, personale interpretazione della cassata.
Abbiamo trovato una cucina molto in forma, ben spalleggiata da una selezione di vini interessante e di qualità e da un servizio solerte ed efficiente.
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Recensione di Federico Iavicoli del 18 luglio 2012:
Dandini reloaded. C’è qualcosa di nuovo in cucina, anzi d’antico; Arcangelo rinnova e si rinnova puntando sulla tradizione. Ambiente e carta sono un po’ diversi, ci si può sedere al bancone, arrivano i tavolini in marmo, i taglieri. Ma lo spirito è quello di sempre: accoglienza d’alto livello, sapienza, trattoria d’alta classe o ristorante chic per gente pratica.
I classici della cucina romana finalmente li trovate in carta tutti, a scapito di qualche soluzione creativa relegata nell’angolo (ma non temete, la preparazione di Plasmon e foie gras ha resistito alla piccola rivoluzione). Per nessun motivo al mondo potete perdervi le tagliatelle con regaglie di pollo, l’antichissima “papalina” colpevolmente dimenticata dalla totalità delle osterie romane.
Carta dei vini fatta sul campo, figlia di trentennale esperienza e testimone di un’appartenenza tout court di Stefania e Arcangelo al mondo dell’enogastronomia. Astenersi gastrosboroni e paladini del basso costo a tutti costi; per gli altri è come prima, meglio di prima.
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Recensione di Federico Iavicoli del 26 aprile 2011:
Un ospite di riguardo che vuole assaggiare piatti di cucina romana “ai massimi livelli”. Un pranzo di lavoro. Un vecchio amico gourmet con cui fare quattro chiacchiere in santa pace mangiando e bevendo bene. Ogni scusa è buona per consigliare il piccolo regno di Arcangelo e Stefania Dandini, due che mangiano pane e ristorazione da quando erano piccoli, e hanno fatto del loro ristorante a due passi da piazza Cavour un ritrovo di appassionati, curiosi e addetti ai lavori.
Tutto qui è curato ai fini della ricerca di un’identità, dove a territorio e tradizione vengono assegnati ruoli precisi. Le materie prime, ove possibile, provengono dal Lazio; la carta non disdegna qualche velleità creativa, ma troverete sempre un angolino riservato a un’amatriciana e una carbonara da sballo, un paio di supplì in grado di accettare qualunque sfida, una trippa da primato cittadino.
Altra passione di Arcangelo è il foie gras, al quale è dedicata, da tempo, una piccola sezione della carta. Ci si diverte pure con i vini, con il vantaggio di prezzi equi e qualche puntata all’estero. Perché Arcangelo, prima di essere ristoratore, è gourmet a sua volta; il suo segreto è forse quello di aver sempre pensato a un locale dove lui stesso, in un raro momento di relax, andrebbe volentieri a trascorrere un’ora o due.
L’Arcangelo Roma è uno dei ristoranti segnalati sulla nostra guida turistica Roma, Arte e Cibo.
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uno dei miei ristoranti preferiti, tradizione e sperimentazione che si uniscono. qualità eccellente e un ambiente caldo e accogliente che invita alla buona tavola gustata con tranquillità.
credevo che la papalina fosse una variante della carbonara inventata su suggerimento del cardinale Pacelli, poi Papa Pio XI, in un ristornate romano di trastevere… Così dicevano alcuni miei parenti, sempre in Trastevere, che della papalina hanno fatto una variante con panna e piselli che andava forte tra la fine dei ’50 e ’60 nei pranzi politici e cinematografici al vecchio ristorante Al Pastarellaro…
La tua osservazione, Matteo, non è sbagliata, nel senso che quella di cui parli tu è la storia della papalina nel dopoguerra. Prima, quando non esisteva neppure la carbonara, sotto il nome di papalina veniva appunto indicata una preparazione di pasta fresca con interiora di pollo spesso arricchita dal tartufo. Cfr. altre preparazioni simili di cucina “alta” dello Stato Pontificio tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX, compresi i vincisgrassi marchigiani (che forse devono il nome all’austriaco Windisch-Graetz, ma sono poi stati “condonati” con gli ingredienti reperibili sul luogo)
cfr. anche “timballo alla Bonifacio VIII”