
Indirizzo: | Via Santa Sofia, 1 - 35121 Padova |
Telefono: | 049 660742 |
Giorno chiusura: | lunedì e martedì a pranzo |
Fascia di prezzo: | 20-25 euro |
Tipo di locale: | osteria/trattoria |
Carte di credito: | Visa, Mastercard, Diners, Bancomat |
Andateci per: | provare piatti della tradizione veneta con un tocco di originalità in più, il tutto contornato da un'atmosfera rilassata |
Sarà perché sono padovana, sarà perché ogni volta che ci entro sto bene (potrebbe sembrare una frase banale ma star bene, se ci pensate, non è poi così scontato), sarà per l’atmosfera ineguagliabile, lo spazio senza tempo con luce soffusa o la serenità trasmessa dal legno scuro che predomina in sala. Lo dico senza esitazioni: io ci sono affezionata!
Nane della Giulia è un’osteria atipica dove familiarità e raffinatezza danzano assieme. Qui la tradizione si sposa con sperimentazione, vini eccellenti e dolci divini.
Questo locale rivendica senza dubbio le origini nobilissime dell’osteria in quanto luogo di ospitalità, pensate che la prima licenza di osteria rintracciabile risale al 1870.
Nane è il diminutivo di Giovanni, marito di Giulia, che insieme gestivano l’osteria prima degli anni ’60. Oggi il testimone è passato a un’altra coppia: Monica e Arjo.
Ma veniamo ai piatti.
Il menu, scritto a mano su carta da pacchi, cambia sempre perché dipende da quello che Monica trova al mercato. Non tutti lo sanno ma a Padova c’è un mercato stupendo in piazza delle Erbe.
Il mercato si sviluppa all’esterno con frutta e verdura e continua all’interno “sotto il Salone” (per i non padovani, sotto il Palazzo della Ragione) con gli artigiani del mangiar bene: botteghe di formaggi e salumi, macellerie, pescherie e panifici, baretti dove poter bere un’ombretta di vino accompagnata da un panino con porchetta o dai famosissimi “folpetti” (polpi).
All’interno del menu ci sono però degli irrinunciabili come il musso e poenta alla veneta (trattasi di spezzatino d’asino e polenta), preparati seguendo l’antica ricetta che oltre al buon vino rosso prevede l’aggiunta allo stracotto di cannella e chiodi di garofano, e il polastro vecia osteria, ossia pollo padovano con porcini secchi dell’Altopiano di Asiago, pancetta di Schio, verdurine e sempre ottimo vino rosso veronese.
Vi consiglio di provare, in base alla stagionalità, renga poenta e fighi (aringa salata e affumicata, polenta e fichi), che riesce a provocare un mix di sensazioni non indifferente, dal salato dell’aringa al dolce dei fichi per poi passare di nuovo all’aringa con il suo affumicato e al cremoso/dolce della polenta.
Altro must, i bigoi de Bassan in salsa (bigoli al sugo fatto con cipolle e sarde a volontà) e, se ci sono, dei rigeneranti tortelli in brodo di gaina vecia (gallina vecchia fa buon brodo dicono) e radicchio rigorosamente trevigiano, toccasana quando all’esterno ci sono tot gradi sotto zero.
Inoltre vi suggerisco di assaggiare la rovesciata di pere e cioccolata (prenotatela prima di cominciare la cena perché non c’è niente di peggio della delusione provata se la rovesciata termina prima della vostra cena!). Ottimo anche il crumble di mele e cannella.
Il tutto “annaffiato” (e qui sembro una caricatura dei critici enogastronomici, lo so!) da ottimi vini. L’ultima parola va però agli esperti.
E finalmente, rullo di tamburi immaginario, vi presento i protagonisti: ai fornelli la carismatica Monica (La Signora Nane per i più) e lo chef Niccolò Malachin, in sala il serafico Arjo Den Hertog e, se capitate qui di giovedì, la bellissima pianista Esc o il polistrumentalista Daniele Dupuis.
Un plauso agli artefici di una serata all’insegna di serenità, semplicità e buon gusto (che di questi tempi è assai raro).
Lascia un commento