Indirizzo: | via Privata Raimondo Montecuccoli, 8 - 20147 Milano |
Telefono: | 02 41540047 |
Sito internet: | www.oasigiapponese.com |
Giorno chiusura: | domenica e lunedì |
Fascia di prezzo: | 30-40 euro |
Tipo di locale: | ristorante giapponese |
Carte di credito: | le principali |
Andateci per: | un'autentica cena giapponese |
Lo sapevate che a Milano, tra le stazioni della MM1 di Primaticcio e Bande Nere, c’è il quartiere giapponese? Il nome di questo locale rende l’idea di quanto un ristorante giapponese gestito da giapponesi sia quasi un miraggio in Italia: Oasi Giapponese.
Recensioni Oasi Giapponese, Milano:
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Siamo tornati all’Oasi Giapponese dopo un po’ di tempo, allontanandoci dal tracciato noto dei nostri piatti preferiti, optando per due estremi del lunghissimo menu: i piatti che in Giappone si cucinano in casa tutti i giorni, e qualche assaggio di sushi e sashimi, mangiati occasionalmente nel paese del Sol Levante, quasi abusati in Italia.
Anche i nostri giudizi sono agli antipodi. Quello che ci è piaciuto di meno è stato il pesce crudo, nel nostro caso caratterizzato da un gusto piatto, per nulla degno di nota. La fonte della delusione nello specifico sono stati il sashimi di salmone e le capesante.
Dall’altro lato, invece, con i piatti più tradizionali, il livello torna a ciò cui la cucina dell’Oasi Giapponese ci aveva abituati. Buono e abbondante il curry rice, assolutamente da assaggiare per via del particolare aroma, intenso e al contempo delicato; croccante e saporita “la cotoletta alla giapponese” ovvero il tonkatsu; ricco in quantità e ingredienti l’omurice, il panzerotto di frittata che racchiude riso, maiale, verdure e ketchup, usato anche come decorazione.
Ai più curiosi (e coraggiosi) consigliamo 3 hosomaki particolari per fine pasto: quelli con l’umeboshi, le prugne salate giapponesi, con il kanpyo, una zucca essiccata e trattata, e quelli con kanpyo e natto, i fagioli di soia fermentata dal sapore decisamente unico.
I dolci, uno dei fiori all’occhiello del locale, non hanno deluso: oltre a un equilibratissimo daifuku, pasta di riso ripiena di marmellata di fagioli di soia rossi, perfettamente controbilanciati dall’acidità della fragola, abbiamo avuto modo di assaggiare il famoso dolce “goccia d’acqua”, o raindrop cake. Se non ne avete mai sentito parlare, vi consigliamo di fare un salto qui.
Il conto contribuisce alla piacevolezza della serata. Nel complesso quindi possiamo dire che il giudizio positivo è rimasto, appena macchiato dal neo del sashimi.
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Nato nel marzo 2002 come pasticceria, ristorante take-away e di bento box (i carinissimi e immancabili-in-ogni-manga-che-si-rispetti cestini per il pranzo) il locale era frequentato principalmente dai figli del Sol Levante residenti a Milano. Nel 2007 le proprietarie decidono di ampliarsi trasformandolo in un vero e proprio ristorante.
L’aria del Giappone si respira già dalla strada dove, attraverso il piccolo ingresso, si intravedono il bancone coi posti a sedere e le delicate stampe, tipiche delle stoffe dei kimono. Una volta all’interno ci si inizia a chiedere se per caso non si sia attraversato un portale magico che porta direttamente a Tokyo: manga rigorosamente scritti in ideogrammi, da leggersi da destra a sinistra, stampe di samurai sui muri e camerieri che trasportano cibi che gli abituali frequentatori di “sushi bar all you can eat” non saprebbero mai riconoscere come piatti nipponici.
La parola d’ordine è tradizione. Così come in patria, anche a Milano il menu s’inchina alle stagioni, alcuni ingredienti arrivano direttamente dal Giappone e la cura per i particolari è percepibile in ogni pietanza, cosa che rende ogni piatto una festa per il palato e per gli occhi, a cominciare dai mitici okonomiyaki, a base degli ingredienti che più rappresentano la cucina nipponica quotidiana (oltre al riso ovviamente): uova, maiale, verza, katsuobushi.
Ci sono anche i piatti cui siamo più abituati, ma qui hanno tutto un altro sapore, come la zuppa di miso, l’insalata di alghe, il sushi, o il ramen. Ottimi anche i soba, sia freddi sia caldi. I più coraggiosi possono provare il nattō, un alimento tipico a base di fagioli di soia fermentati dal sapore e dall’odore particolarmente intensi, che alcuni giapponesi mangiano a colazione, aiutati dalla salsa di soia.
Dulcis in fundo: si va dai bellissimi mochi, le famose palline colorate dolci a base di pasta di riso cotta e pestata, ripiene di marmellata di fagioli di soia rossi, al gelato di tè matcha, ai dorayaki, delle specie di pancake (che a forma di pesce si chiamano taiyaki) ripieni di marmellata di fagioli di soia.
Da bere, tè (freddi e caldi) di riso integrale e orzo tostato, l’umeshu, un liquore di prugne, o il shocyu, un distillato che si può bere sia caldo o freddo, sia liscio che allungato con acqua frizzante (come nel caso del chuhai).
Partiti dalla prefettura di Hyogo, dove si trova la città di Kobe (proprio quella del manzo!) la signora Oshima e il figlio Keita sono riusciti, con la loro passione e cordialità, a ricreare una vera e propria Oasi Giapponese a Milano, conquistando tanto i cuori nipponici quanto quelli italiani.
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