Indirizzo: | Corso Vittorio Emanuele II, 246, 00186 Roma |
Telefono: | 339 7565114 - 06 68139022 |
Sito internet: | www.piperoroma.it |
Giorno chiusura: | domenica |
Fascia di prezzo: | 130-150 euro |
Carte di credito: | tutte |
Andateci per: | il risotto, manteca di cozze, cagliata di limone e ficoide |
La grande tavola di Alessandro Pipero e Ciro Scamardella
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È vero, la ristorazione nel nostro paese in questi ultimi anni è andata sempre di più verso la bistronomie e la rivalutazione delle trattorie e delle cucine tradizionali. Eppure c’è chi ha deciso che questa non è la propria strada, che la via del grande ristorante, fatto di servizio impeccabile, cucina d’autore e grande carta dei vini, sia ancora quella giusta da percorrere o perlomeno quella che più calza al proprio locale e al proprio pubblico. E così Alessandro Pipero – nel suo ristorante nel cuore del cuore di Roma, a due passi da Campo de’ Fiori e Piazza Navona – ha deciso di non farsi trascinare dalla moda del bistrot gastronomico e di continuare nel suo percorso, con la sua idea di ristorante, anche dopo il cambio in cucina avvenuto la scorsa estate.
Ora a dirigere l’orchestra ai fornelli troviamo Ciro Scamardella, chef trentenne già da Martin Berasategui e poi a lungo accanto a Roy Caceres, che ha portato una ventata di novità nella carta di Pipero Roma, pur restando in totale sintonia con il carismatico patron, fra piatti raffinati e divertissement, abbinamenti dagli equilibri millimetrici e sapori che invece travolgono per intensità.
E così ci si addentra in un menu ondivago ma coerente, fra un panino al vapore ma cafone (con la coda alla vaccinara) e una mozzarella con sorpresa (rape, topinambur e limone-pane), fra un Bacio, con la lingua (un apparente Bacio Perugina con lingua di vitello, salsa verde, nocciole e olive nere) e un manzo affumicato, mandorle in crema e acetosella, fra una genovese di polpo in raviolo, un riso, manteca di cozze, limone cagliato e ficoide e un manzo ginepro e cavoli, per giungere alla dolce conclusione con dessert come la tarte au citron rivisitata o la colazione all’italiana.
In sala, accanto ad Alessandro Pipero, altri due giovani professionisti, sempre in grado di far sentire gli ospiti a casa e di accompagnarli con preziosi consigli, Achille Sardiello e Riccardo Robbio.
Quindi se avete voglia di concedervi per una serata il lusso di essere coccolati, gustando piatti d’autore e vini selezionati con grande attenzione, magari dopo una passeggiata fra le bellezze del centro città, Pipero Roma è senza dubbio il posto giusto. Ma non pensate di trascorrere una serata noiosa o ingessata, perché al contrario vi divertirete, e molto… e magari chiuderete in bellezza con un ottimo Gin Tonic.
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La grande tavola. Quella che a Roma spesso manca. Perché la professionalità non è proprio il marchio di fabbrica di questa città. È un progetto ambizioso quello di Alessandro Pipero che, dopo anni di successi con il suo Pipero al Rex (vedi scheda), da una settimana ha aperto i battenti in pieno centro storico, affacciato su uno degli scorci più belli di Roma, l’Oratorio dei Filippini di Francesco Borromini e la Chiesa Nuova.
Se visitate il sito web di Pipero Roma in questi giorni troverete una frase che sintetizza alla perfezione il talento di Pipero: “Si cambia, Pipero resta”. Ed è proprio questa la cifra stilistica di Pipero: la capacità di restare riconoscibili anche nel cambiamento. Nuova location e nuovi piatti non disorientano il cliente abituale, ma lo conducono in un percorso di scoperta e di novità, accompagnati dallo stile che contraddistingue da sempre la tavola di Pipero.
Il sodalizio in cucina con lo chef Luciano Monosilio prosegue al meglio, con tantissime novità quasi sempre decisamente azzeccate, nonostante la nostra visita sia arrivata a pochissimi giorni dall’apertura.
Coloro che sono alla ricerca dei classici di Monosilio – inclusa l’ormai mitica carbonara – dovranno scegliere il menu Radici. Noi invece abbiamo scelto la via della modernità, con il menu Rami, un menu a sorpresa con tutte le novità. In alternativa la carta, dove tuttavia non troverete i piatti inseriti nel menu Rami, riservati a chi vuole osare e sperimentare.
Dalla girandola di entrée (come i taralli piccanti e olive affumicate o le chips di maiale e crema di yogurt) alle mandorle e nocciole al cioccolato che accompagnano il dessert, è stato un percorso di alto livello, interessante e appagante.
Il nostro piatto serata – da solo “vale il viaggio” – è stato senza dubbio l’anguilla alla brace con bieta e primosale cremoso, intenso, grintoso ma anche perfettamente equilibrato. Buonissimi anche l’arzilla rapa e broccoletti, un secondo che ricorda come stile l’anguilla servita per antipasto, dove tutto fila alla perfezione, dalle consistenze ai profumi agli equilibri di sapore (amaro, piccante, sapido) e gli audaci rognoni di coniglio zafferano e aceto di Champagne. Il resto del menu lasciamo che lo scopriate da soli, certi che non resterete delusi.
Nota di merito anche per la carta dei vini, molto ben costruita e con ricarichi decisamente centrati. Un plauso infine a tutta la squadra, di cui bisogna citare anche il bravo Achille Sardiello, che si occupa della sala.
Un ristorante da seguire con grande interesse.
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