
Indirizzo: | Viale Aventino, 121 - 00153 Roma |
Telefono: | 06 45597350 |
Sito internet: | www.thecornerrome.com |
Giorno chiusura: | domenica |
Fascia di prezzo: | 80-90 euro |
Tipo di locale: | ristorante |
Carte di credito: | tutte |
Andateci per: | i rigatoni alla coda |
The Corner Roma, ristorante aperto qualche anno fa in un’elegante villa Liberty su Viale Aventino, è da circa un anno la nuova “casa” di Marco Martini, chef poco più che trentenne balzato agli onori della cronaca con l’esperienza a Stazione di Posta. Dopo una parentesi iniziale ad alti livelli con Fabio Baldassarre, The Corner è tornato così a un nome di grido.
Lo stile di Martini è riconoscibile, eccentrico ma nel contempo ragionato, anche se qualche volta finisce per esagerare (i rigatoni con spuma di mozzarella, chorizo, fondo di cozze e vongole ci sono parsi un po’ pretenziosi) o rinuncia alla delicatezza e all’equilibrio per la ricerca di un piatto ad effetto.
In una prima visita a cena ordiniamo, tra gli antipasti, animelle, chinotto e carote e uno stravagante ma inaspettatamente delicato English Breakfast (uovo panato e fritto, fagioli, salsiccia, chips di bacon). Abbiamo proseguito con un’equilibrata versione di linguine, peperone, chorizo e baccalà, e siamo rimasti colpiti dall’interpretazione dei rigatoni alla coda. Spiazzante, netta e decisa nei sapori, fa dell’originalità la propria forza: è un rigatone servito con una sorta di “estratto” di coda, con il colore violaceo del “fondo” a farla da padrone e spiccate note di cacao.
A pranzo la formula è semplificata (e minori sono pure le attenzioni per il cliente…) e il conto si alleggerisce di conseguenza: 3 piatti a 25 euro! Ci è parso un po’ confuso l’uovo porchetta e foie gras, un uovo cotto a bassa temperatura, con amaretti e fegato grasso e una spuma di porchetta. Ottimo, nella sua semplicità, il maialino, mela, patate e senape, un capocollo laccato con gel di mele in doppia cottura (in forno a bassa temperatura per 10 ore e poi in padella per dare croccantezza) e servito con spuma di patate affumicate e mela. La cottura è fantastica, il risultato ottimo.
Nel complesso The Corner ci è parso un buon ristorante.
Recensione di The Corner Roma del 27/08/2014:
Quella di The Corner Roma – all’angolo fra viale Aventino e via di San Saba – è una delle aperture più chiacchierate del momento. In un villino liberty di inzio ‘900 da qualche settimana “convivono” un boutique hotel, un ristorante con uno chef rinomato (Fabio Baldassarre), un locale al piano strada, a metà fra bistrot e street food (il Bistreet) e un elegante cocktail bar sul terrazzo al primo piano (il Lounge Garden). Noi abbiamo provato in sequenza questi ultimi due, che differiscono per l’orario di apertura, ma che hanno in comune parte della proposta gastonomica.
Al Bistreet prevale l’atmosfera informale, in un ambiente caratterizzato da cucina a vista, tavoli e sedie vintage. Dal menu abbiamo provato una gustosa insalata di pollo (simile a una Caesar, con bacon croccante, pollo arrosto, insalata mista e crostini di pane) e un hambuger vegetariano e una patata al cartoccio invece meno convincenti. Piatti accompagnati da buone birre o da una piccola selezione di vini.
Al Lounge Garden, fra piante e fiori profumati e gazebo colorati, abbiamo invece provato alcuni cocktail davvero ben fatti – il Fluid, con gin, succo di lime, pimento, cardamomo e sciroppo di zucchero, il Labuan, con pisco, vermouth, punk ipa e aphrodite bitter, e il Martini Corner vol. 2, con gin, china, pimento, bitter al mandarino e arancia, e tonica – accompagnati da polpette di pollo al curry, polpettine di melanzane e menta, mozzarella in carrozza e pata negra (tutto gustoso e ben realizzato, con fritti fragranti e materie prima di buona qualità).
La nostra valutazione è una sintesi delle due esperienze; come potete dedurre dal racconto, più positiva al Lounge che al Bistreet.
Ho conosciuto la cucina di Marco Martini a Stazione di Posta e mi sono riproposto di evitarlo per sempre.
Carbonara servita in provetta ed un tonno al pomodoro, che voleva essere “evocativo”, sono sicuro che resteranno per sempre nella mia memoria fra le peggiori degustazioni che abbia mai provato.
Piatti così pretenziosi da risultare arroganti.
E vista l’inconsistenza della cena, hanno cercato di rimpinzarci con panini e paninetti,
La ciliegina sulla torta fu l’offerta di biscotti all’uscita del ristorante.
La cucina di Marco Martini è senza dubbio divisiva. C’è chi lo ama e chi lo detesta. Io non sono una sua fan, contrariamente a Gaetano che l’ha apprezzato, pur sottolineando una tendenza a proporre piatti (inutilmente) pretenziosi.
Tuttavia non sono nemmeno tranchant come lei, Claudio, ma comprendo il suo punto di vista. Non penso però che i numerosi appetizer e petit fours siano un modo per porre rimedio all’inconsistenza della cucina. Semplicemente credo sia una citazione di stile iberico. Se le è capitato di andare a cena in qualche ristorante spagnolo di cucina innovativa negli ultimi 10 anni avrà senza dubbio trovato questa girandola di assaggi che accompagnano le portate principali. Ecco, quello che non mi piace di Martini è che spesso le sue proposte mi sembrano una copia di quanto veniva proposti anni fa nella penisola iberica. Della serie “vorrei, ma non posso”…
E così nelle mie esperienze nei suoi ristoranti (di cui non ho mai scritto) mi è capitato ogni volta di apprezzare molto i piatti più semplici e di non apprezzare affatto quelli più complessi.